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- Il mercato italiano del Private Equity e del Venture Capital ha registrato investimenti per 8.162 milioni di euro nel 2023, con un calo del 12% rispetto all'anno precedente.
- I fondi di Private Equity in Europa disponevano nel 2023 di 338 miliardi di euro di dry powder, una risorsa significativa per nuove opportunità di investimento.
- Il capitale totale accumulato dalle società di Private Equity è pari a 4,5 trilioni di dollari, con 800 miliardi di dollari destinati ai gestori alternativi.
Negli ultimi anni, il settore del Private Equity in Europa e in Italia ha dimostrato una notevole capacità di generare extra-rendimenti. Un’analisi di rischio/rendimento su 400 fondi europei di Private Equity, coprendo il periodo dal quarto trimestre del 2014 al terzo trimestre del 2021, ha evidenziato una over-performance rispetto all’indice FTSE IT Small Cap del 10%. Nel 2023, il mercato italiano del Private Equity e del Venture Capital ha registrato investimenti per un controvalore di 8.162 milioni di euro, segnando un calo del 12% rispetto al boom dell’anno precedente. Tuttavia, otto operatori di Private Equity su dieci in Italia ritengono che il settore abbia sovraperformato il mercato azionario nell’ultimo decennio, grazie principalmente a operazioni di M&A (64%) e alla crescita organica (33%) attraverso l’internalizzazione e lo sviluppo di nuovi prodotti e segmenti di mercato.
In Europa, i fondi di Private Equity disponevano nel 2023 di 338 miliardi di euro di “dry powder”, ovvero capitale non ancora investito, rappresentando una risorsa significativa per nuove opportunità di investimento. A livello globale, le previsioni indicano che il settore potrebbe raggiungere la soglia di 26.000 miliardi di dollari di asset under management (AUM) entro il 2026, secondo Preqin.
Strategie di Investimento e Opportunità nel Private Equity
Le società di Private Equity hanno accumulato un capitale totale di 4,5 trilioni di dollari. Morgan Stanley riferisce che questa somma comprende 800 miliardi di dollari destinati ai gestori alternativi, rappresentando il 25% dell’importo medio degli asset gestiti. Gli analisti indicano che i 4,5 trilioni di dollari di capitale non speso simboleggiano una capacità di acquisizione equivalente a circa 9 trilioni di dollari di investimenti potenziali.
Morgan Stanley osserva che, nonostante una riduzione dell’attività transazionale, i gestori di Private Equity mostrano fiducia e sono pronti a investire il capitale, concentrandosi su quattro strategie principali:
1. *Espansione nel credito privato: I gestori di Private Equity stanno approfittando del contesto creditizio favorevole e delle prospettive di investimento bilanciando rischio e rendimento. Questo include finanziamenti garantiti da attività e collaborazioni con banche.
2. Offerta di soluzioni di capitale: Le società stanno introducendo opzioni di finanziamento e transazioni secondarie guidate da soci accomandanti e general partner, nonché fondi per investimenti continuativi e capitale versatile.
3. Investire in aree di rottura del mercato: I gestori di Private Equity stanno investendo in settori di mercato in crisi con valutazioni interessanti, come il settore immobiliare in difficoltà.
4. Concentrarsi su temi di investimento a lungo termine con forte potenziale di crescita: Questo include la transizione verso energie rinnovabili, strutture di archiviazione dati, intelligenza artificiale, infrastrutture digitali e logistica della catena di approvvigionamento.
Il Futuro del Private Equity in Italia
Le aspettative degli operatori per il secondo semestre del 2024 nel settore del Private Equity e del Venture Capital in Italia mostrano ottimismo. Nonostante le sfide, il settore continua a vedere opportunità di crescita e sviluppo. Un’indagine condotta in Italia da Deloitte su 32 società del settore Private Equity ha rivelato che il 75% degli operatori ritiene che il Private Equity continuerà a generare “alpha” come investimento futuro.
In Italia, i rischi principali per la sovraperformance del Private Equity includono l’escalation delle tensioni geopolitiche (44%), il protezionismo e le interruzioni della supply chain (31%), il costo del denaro e l’andamento dei tassi di interesse (17%), e i trend demografici (6%). Negli ultimi dieci anni, i settori che hanno maggiormente attratto l’interesse degli operatori di Private Equity italiani sono stati il Manufacturing (36%), le Telecomunicazioni (22%), la Moda, il Cibo e l’Arredamento (22%), i servizi di Educazione, Salute e i servizi finanziari (14%), e l’Energia (6%).
Un report di Deloitte identifica dieci strategie chiave per gestire le aziende del portafoglio investito, focalizzandosi su un approccio oltre la creazione di valore finanziario. La strategia è focalizzata sulla crescita della produttività a medio-lungo termine, rispetto alle tradizionali strategie di miglioramento a breve termine dell’EBITDA, e include l’utilizzo di nuove tecnologie digitali, inclusa l’integrazione dell’AI in modo etico ed efficace, utilizzando le capacità umane in sinergia con tecnologie avanzate.
Bullet Executive Summary
In conclusione, il settore del Private Equity continua a dimostrare una notevole capacità di generare rendimenti superiori rispetto al mercato azionario, nonostante le sfide economiche e geopolitiche. La disponibilità di capitale non investito rappresenta una risorsa significativa per nuove opportunità di investimento, mentre le strategie di espansione nel credito privato, l’offerta di soluzioni di capitale, l’investimento in aree di rottura del mercato e il focus su temi di investimento a lungo termine con forte potenziale di crescita sono fondamentali per il futuro del settore.
Nozione base di economia e finanza: Il concetto di dry powder nel Private Equity si riferisce al capitale non ancora investito che i fondi hanno a disposizione per future opportunità di investimento. Questo capitale rappresenta una risorsa cruciale per cogliere opportunità di mercato e sostenere la crescita delle aziende in portafoglio.
Nozione avanzata di economia e finanza: La strategia di investimento in aree di rottura del mercato* implica l’identificazione di settori in crisi con valutazioni interessanti, che possono offrire rendimenti significativi a lungo termine. Questa strategia richiede una profonda comprensione delle dinamiche di mercato e delle tendenze economiche, nonché la capacità di gestire il rischio associato agli investimenti in settori in difficoltà.
Riflettendo su questi aspetti, è evidente come il Private Equity continui a rappresentare una componente dinamica e vitale del panorama economico e finanziario moderno, capace di adattarsi e prosperare anche in contesti di incertezza.