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- Dopo sei bimestri consecutivi di produzioni industriali europee negative, i mercati stanno subendo una fase di stabilizzazione.
- La fiducia delle imprese e dei consumatori è sotto il livello 50, segno di un possibile rallentamento economico.
- Il governo Meloni ha stanziato oltre 6 miliardi per il piano di transizione 5.0, volto a modernizzare le imprese italiane.
Negli ultimi giorni, i mercati finanziari statunitensi ed europei hanno invertito le loro rotte, tornando a fare il loro mestiere: anticipare i rallentamenti in vista di una possibile recessione. Dopo cinque trimestri di crescita esponenziale, gli indici hanno superato i precedenti livelli, ma ora sia l’economia europea che quella statunitense sono entrate in una fase di stabilizzazione che guarda al ribasso.
A favorire questa ipotesi negativa ci sono diversi fattori: sei bimestri consecutivi di produzioni industriali europee con segno negativo, la fiducia delle imprese e dei consumatori sotto il livello 50, e il grande mercato di sbocco delle merci occidentali, quello cinese, che non soddisfa più i bisogni di crescita. Questo insieme di fattori esogeni ed endogeni, unito alla forte instabilità geopolitica, ha riaperto gli occhi agli analisti, molti dei quali sono rimasti perplessi sui risultati del secondo trimestre, inferiori alle previsioni, ma con guidance in rallentamento che ha buttato giù la maggioranza dei titoli azionari.
Questo sta accadendo in tutti i settori, dal lusso – con le regine transalpine LVMH e Hermès che hanno superato le attese semestrali ma presentato una guidance che prevede un periodo di bassa crescita – ai tecnologici statunitensi, seguiti dai pochi europei, finiti sulle montagne russe a causa dell’ipotesi di raffreddamento della febbre per l’intelligenza artificiale, anche se non sono emersi concreti segnali in questa direzione.
Il bivio dei mercati, fine della festa o pausa per ripartire
L’attenzione degli operatori in Piazza Affari è concentrata sulle banche: dopo il test con i conti semestrali di Unicredit, tra martedì 30 luglio e la prima decade di agosto sarà la volta degli altri big creditizi italiani a svelare i conti, da Intesa Sanpaolo a Banco BPM e BPER. Sarà un’occasione per capire quale sorte riserveranno gli analisti ai risultati, attesi in linea con le previsioni o forse anche migliori.
Siamo arrivati a un sano realismo, che evita di far credere all’investitore “fai-da-te” di poter arricchirsi facilmente investendo sull’onda emotiva di miracoli finanziari, e serve a evitare capitomboli. L’origine di questa situazione risale all’inconsistenza patrimoniale di chi si espone. Oltre ai mercati finanziari, è opportuno che tutti i governi, soprattutto quelli europei (compreso quello comunitario), indirizzino i loro programmi, indispensabili per una visione sulla realtà di dati e indicatori non entusiasmanti. In Italia, ad esempio, i problemi riguardano il basso reddito del lavoro dipendente e i versamenti tributari e previdenziali che reggono i costi dello Stato. I lavoratori autonomi, gravati da un rischio superiore, sono indirizzati a dichiarare redditi bassi.
Preoccupano anche i ritardi nella modernizzazione delle imprese, le dimensioni delle capitalizzazioni e la capacità di investire ridotta, dovendo far ricorso all’indebitamento bancario. Il governo Meloni ha approvato il piano di transizione 5.0, stanziando oltre 6 miliardi per l’anno in corso e il prossimo, da erogare a imprese di ogni tipo e dimensione, privilegiando beni strumentali, seguiti da autoproduzione e autoconsumo di energia e formazione, che andrebbero aumentati.
Borse, che cosa fare dopo la pioggia di vendite
Il rapporto sull’inflazione USA di giugno è stato in linea con le aspettative degli economisti, con il dato core su base annua che ha superato di poco le stime. Questa lettura dovrebbe mostrare progressi sufficienti sull’inflazione per giustificare un taglio dei tassi da parte della Fed nel terzo trimestre, con la riunione di settembre come previsione di consenso. Sebbene l’inflazione core su base annua sia stata leggermente superiore alle attese, il rapporto non ha evidenziato elementi che facciano pensare a un’inattesa riaccelerazione dell’inflazione.
Per ottenere un taglio dei tassi, investitori e Fed dovevano evitare un dato sull’inflazione disastrosamente alto. Ora gli occhi si sposteranno sul presidente Powell alla riunione della Fed della prossima settimana, con la speranza che l’aspettativa ponga le basi per un taglio dei tassi a settembre. Negli ultimi anni, la Fed è stata trasparente, anticipando le sue azioni e aggiungendo maggiore certezza al mix, e i mercati amano la certezza.
Prosegue anche la stagione delle trimestrali. L’asticella è particolarmente alta quando si parla di big tech. Con elevate valutazioni del settore tecnologico, gli investitori sono sensibili a notizie negative per la narrazione della crescita degli utili delle società. Con Alphabet, ad esempio, tutto non perfetto scatena un sell-off. Il recente sell-off è incentrato sul sentiment, con i fondamentali invariati. I “magnifici 7” rappresentano il 30% del valore di mercato dell’S&P 500, e il movimento di questi giganti tecnologici può muovere l’indice, mettendo a disagio molti investitori. Il sentimento negativo negli Stati Uniti, il mercato che rappresenta il 60% del valore di mercato mondiale, si è diffuso anche nel continente europeo, nonostante i fondamentali invariati.
Abbiamo assistito a un episodio simile all’inizio di aprile, quando molti mercati hanno perso circa il 5% in poche settimane. Le correzioni di mercato possono essere naturali e salutari. L’indice S&P 500 ha registrato tre flessioni oltre il 5% all’anno. I grandi nomi della tecnologia hanno molti punti a favore, con margini di profitto elevati e valutazioni “a caro prezzo”, ma il rialzo per questa sezione del mercato appare più impegnativo. Questo avviene dopo una corsa al rialzo dei giganti tecnologici durata un anno e mezzo, e la continuazione allo stesso ritmo non è sostenibile. Altri settori del mercato potrebbero guadagnare slancio, con il vento in coda dei prossimi tassi d’interesse più bassi e la crescita degli utili nell’Europa meno tecnologica, dopo un anno di “recessione”. I rendimenti del mercato potrebbero spostarsi verso il vecchio continente, e un piccolo allontanamento dal settore tecnologico statunitense, dominante e altamente valutato, potrebbe essere utile per mercati più piccoli e meno valutati.
Mercati, tempo di correzione?
L’attenzione degli operatori in Piazza Affari è concentrata sulle banche: dopo il test con i conti semestrali di Unicredit, tra martedì 30 luglio e la prima decade di agosto sarà la volta degli altri big creditizi italiani a svelare i conti, da Intesa Sanpaolo a Banco BPM e BPER. Sarà un’occasione per capire quale sorte riserveranno gli analisti ai risultati, attesi in linea con le previsioni o forse anche migliori.
Siamo arrivati a un sano realismo, che evita di far credere all’investitore “fai-da-te” di poter arricchirsi facilmente investendo sull’onda emotiva di miracoli finanziari, e serve a evitare capitomboli. L’origine di questa situazione risale all’inconsistenza patrimoniale di chi si espone. Oltre ai mercati finanziari, è opportuno che tutti i governi, soprattutto quelli europei (compreso quello comunitario), indirizzino i loro programmi, indispensabili per una visione sulla realtà di dati e indicatori non entusiasmanti. In Italia, ad esempio, i problemi riguardano il basso reddito del lavoro dipendente e i versamenti tributari e previdenziali che reggono i costi dello Stato. I lavoratori autonomi, gravati da un rischio superiore, sono indirizzati a dichiarare redditi bassi.
Preoccupano anche i ritardi nella modernizzazione delle imprese, le dimensioni delle capitalizzazioni e la capacità di investire ridotta, dovendo far ricorso all’indebitamento bancario. Il governo Meloni ha approvato il piano di transizione 5.0, stanziando oltre 6 miliardi per l’anno in corso e il prossimo, da erogare a imprese di ogni tipo e dimensione, privilegiando beni strumentali, seguiti da autoproduzione e autoconsumo di energia e formazione, che andrebbero aumentati.
Bullet Executive Summary
In conclusione, i mercati finanziari stanno attraversando una fase di assestamento dopo un lungo periodo di crescita esponenziale. Questo momento di riflessione è essenziale per evitare decisioni impulsive e per prepararsi a eventuali rallentamenti economici. La trasparenza della Fed e le aspettative di tagli dei tassi sono elementi chiave che influenzeranno il futuro andamento dei mercati. La diversificazione degli investimenti e l’attenzione ai fondamentali rimangono strategie cruciali per navigare in questo contesto incerto.
Una nozione base di economia e finanza correlata al tema principale dell’articolo è il concetto di ciclo economico, che descrive le fasi di espansione e contrazione dell’economia. Comprendere queste dinamiche può aiutare gli investitori a prendere decisioni più informate.
Una nozione avanzata applicabile al tema dell’articolo è la teoria dei mercati efficienti, che sostiene che i prezzi delle azioni riflettono tutte le informazioni disponibili. Questo implica che è difficile, se non impossibile, battere il mercato in modo consistente attraverso la selezione dei titoli o il market timing. Riflettere su questa teoria può aiutare gli investitori a comprendere meglio le fluttuazioni di mercato e a sviluppare strategie di investimento più solide e basate sui fondamentali.