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Come evitare di perdere soldi in borsa: i consigli di Warren Buffett

Scopri perché il mercato azionario assomiglia sempre più a un casinò e come investire saggiamente per non bruciarsi.
  • Il mercato azionario è sempre più simile a un casinò, come ha sottolineato Warren Buffett, con 90% degli investitori che perdono denaro.
  • Dal 2004 al 2024, le principali società come General Electric e Intel hanno visto un calo delle loro azioni tra il 35% e il 90%.
  • Il recente crollo del Nikkei e la mancanza di liquidità hanno causato un impatto significativo sul mercato valutario, con lo yen che prova a stabilizzarsi al cambio col dollaro a 146,20.

L’economista Radu Georgescu ha spiegato cosa sta succedendo sul mercato dei capitali facendo appello alla saggezza di Warren Buffet: “Il mercato azionario si è trasformato in un salotto. E il 90% delle persone perde il denaro investito in borsa,” ha riferito l’esperto richiamando le parole dell’investitore più famoso e ricco al mondo. Nella sua lettera annuale agli azionisti di febbraio, Buffett aveva dichiarato di aver assistito a un “comportamento da casinò” nei mercati finanziari, ricordando agli investitori che è difficile battere il gioco d’azzardo. “Per qualche ragione, i mercati azionari sono molto più simili a un casinò oggi di quanto lo fossero quando ero giovane. Il casinò tenta ogni giorno gli investitori,” aveva sottolineato.

Le critiche dell’Oracolo di Omaha sono state rivolte a chi acquista azioni “calde” o insegue guadagni a breve termine. Invece, la sua convinzione è che i titoli che non si svaluteranno sono quelli di aziende come Coca-Cola e American Express, attori così forti nei loro settori che è difficile immaginare un mondo senza di loro. “Se investi troppo denaro in un singolo titolo volatile, è facile bruciarsi,” aveva concluso.

Prendendo spunto da queste riflessioni, l’economista Radu Georgescu ha fatto un calcolo: “Se parliamo di investimenti, possiamo analizzare l’evoluzione in un periodo di 20-30-40 anni. Nell’agosto 2004 ho cercato quali fossero le società più grandi (con il valore di borsa più alto)”. Ecco i risultati: General Electric, Cisco, Citi, Intel, Vodafone. Dal 2004 al 2024 queste azioni sono scese tra il 35% a un massimo del 90%. La conclusione? “Se nell’agosto del 2004 avevi 1.000 dollari investiti nel mercato azionario delle 5 principali società del mondo, ora ne hai 300”.

Alla fine, Georgescu-Roegen ha seguito il consiglio di Warren Buffett: “Compra l’indice Dow Jones, l’unico modo per non perdere soldi in borsa”.

Mercati e Crolli, le Nostre (Rischiose) Fragilità

Quando i mercati sono efficienti — dice la teoria finanziaria — non è possibile fare soldi prendendo a prestito dai Paesi con tassi di interesse bassi e reinvestendo in quelli con tassi alti, perché questo risulterebbe in variazioni di tasso di cambio che ne annullerebbero il guadagno. Tuttavia, questa strategia speculativa, chiamata carry trade, ha storicamente fatto fare un sacco di soldi agli investitori finanziari anche per periodi prolungati, a testimonianza del fatto che i mercati non sono efficienti. Quello che la teoria non considera è la differente propensione al rischio di chi investe. Chi intraprende il carry trade assume un rischio elevato e quindi può ottenere rendimenti ingenti, ma anche subire perdite improvvise come si è visto dal crash degli scorsi giorni in cui molti hanno perso le penne.

Cosa è successo? Il carry recente consisteva nel prendere in prestito soldi a tasso zero o quasi dal Giappone e reinvestire in strumenti finanziari ad alto rendimento, tra cui i titoli del Tesoro Usa. Un aumento inaspettato dei tassi in Giappone e un maggiore rischio di recessione in Usa che fa presagire una futura diminuzione dei tassi da parte della Fed, ha cambiato improvvisamente il quadro e indotto i carry trader a riaggiustare la posizione. Questo riposizionamento è in generale amplificato dal fatto che, quando in un portafoglio i titoli perdono di valore, chi li detiene deve o depositare fondi addizionali o vendere i titoli stessi per ribilanciare la esposizione al rischio. In un mondo in cui gli investimenti sono fatti indebitandosi, questi meccanismi di amplificazione portano ad una altissima volatilità: perdere soldi quando si sono presi a prestito è ben peggiore che perdere soldi propri e induce vendite a catena con il conseguente collasso dei prezzi dei titoli.

Non c’è niente di nuovo. È successo molte volte nel passato, alcune volte in associazione a una recessione, ma altre volte in totale dissonanza con l’economia reale. La volatilità finanziaria non è sempre un buon segnale dell’andamento dell’economia reale. In questo caso la tempesta è passata in fretta. Dall’altro ieri la tranquillità sembra essere tornata. Se ci fossimo addormentati a maggio e risvegliati stamattina non avremmo notato alcun cambiamento nel valore azionario e trovato una economia Usa ancora robusta, anche se con qualche indizio di rallentamento.

Ci sono tuttavia vari motivi di preoccupazione. La performance post Covid dell’economia americana è stata strabiliante, soprattutto se comparate all’Europa, in parte grazie a una politica fiscale molto espansiva, in parte trainata dall’ottimismo legato ai progressi dell’intelligenza artificiale. C’è stato un mix di politica Keynesiana che ha tenuto «calda» l’economia e un meccanismo di mercato trainato da aspettative sulla tecnologia. Ma se quelle aspettative dovessero essere deluse e, soprattutto, se le nuove tecnologie non si diffondessero a tutta l’economia generando produttività generalizzata, questo mix incontrerebbe un limite naturale. Si verificherebbe uno sgonfiamento della bolla tech e probabilmente una recessione.

È presto per capire cosa stia veramente succedendo. Si pensi al caso Nvidia. Con valore di mercato di 2,4 trilioni di dollari, dividendi dello 0,04% e un rapporto prezzo/utile di 58, è un esempio di ottimismo e indice di crescita futura. Ma se si guarda al prezzo azionario, il quadro è diverso. Il titolo Nvidia è diminuito del 26% in poco più di tre settimane e il valore di mercato ha subito una perdita di 900 miliardi di dollari. È segno che la bolla sta per scoppiare? Presto per dirlo, ma non per preoccuparsi. Presto anche per capire in che misura l’economia si stia dirigendo al di sotto del suo potenziale: i segnali che vengono dal consumo e dal mercato del lavoro sono per il momento contrastanti ma anch’essi motivo di preoccupazione.

In questa situazione la Federal Reserve deve tenere gli occhi aperti e i nervi saldi. Sarebbe ovviamente un errore precipitarsi a tagliare i tassi in risposta a una volatilità dei mercati che per ora sembra essere stata causata da fattori tecnici e speculativi, ma i dati vanno esaminati con attenzione continua per capire cosa stia succedendo all’economia reale e in tempo reale. La Fed si preoccupa di una inflazione che rimane ancora al di sopra dell’obiettivo del 2%, ma probabilmente oggi il rischio di un indebolimento del mercato del lavoro è più alto di quello dell’inflazione e in più bisogna considerare il rischio tech. Da questa valutazione dipenderà il ritmo e la tempistica della discesa dei tassi, ma cosa altrettanto importante è il livello a cui questi ultimi si attesteranno a fine ciclo, il cosiddetto tasso di equilibrio.

Ritorneremo ai tassi zero di prima del Covid? La risposta dipende da quale sarà la crescita della produttività media nei prossimi 5-10 anni (più alta la produttività, più alti i tassi) e dai rischi a cui siamo esposti, inclusa la geopolitica e il clima (più alti i rischi e più bassi i tassi). Per noi europei tutto questo è molto rilevante. Si dice che quando l’America starnutisce il mondo prende il raffreddore, e il raffreddore è tanto peggiore quanto è più fragile la propria economia.

Cosa ne pensi?
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Azioni, gli Scossoni non sono Finiti

Dietro al selloff partito dal Nasdaq, cui si è aggiunto il crollo storico dei Nikkei, emerge un problema strutturale di mancanza di liquidità, avvertono gli analisti. Strettamente legato al micidiale carry sullo yen, che non è ancora stato chiuso. Può il fallimento dell’hedge fund Ltcm insegnare qualcosa?

Perché il Giappone è l’epicentro del terremoto finanziario

Perché un selloff così forte sui listini mondiali nel corso dell’ultima settimana? I mercati hanno iniziato a perdere colpi con le trimestrali Usa e anche in Europa i conti in alcuni casi non sono stati brillanti. A questo si aggiunga il crollo del Nikkei con rimbalzo dello yen dopo due aumenti dei tassi uno dietro all’altro a causa di una valuta caduta ai minimi da 40 anni. La mancanza di liquidità è un problema strutturale che amplifica le oscillazioni dei mercati, rendendo più difficile per gli investitori gestire le loro posizioni.

Il crollo del Nikkei ha avuto un impatto significativo anche sul mercato valutario. Dopo il recente apprezzamento, lo yen prova a stabilizzarsi al cambio col dollaro, a 146,20, e sull’euro a 159,90. Tuttavia, la volatilità rimane alta, con Seul in calo dello 0,4% e Mumbai dello 0,2%, mentre Hong Kong e Shanghai mostrano segni di ripresa con incrementi rispettivamente dello 0,4% e dello 0,06%.

Le mosse delle banche centrali rimangono sotto i riflettori, con particolare attenzione ai verbali dell’ultima riunione della BoJ. Gli investitori attendono anche i dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, che potrebbero fornire ulteriori indicazioni sulla direzione futura dei tassi di interesse.

Bullet Executive Summary

In conclusione, il panorama economico e finanziario attuale è caratterizzato da una forte volatilità e incertezza. Le recenti turbolenze nei mercati azionari, amplificate da strategie speculative come il carry trade, hanno messo in luce le fragilità strutturali del sistema finanziario globale. La saggezza di Warren Buffett e le analisi di esperti come Radu Georgescu offrono preziosi spunti di riflessione per gli investitori, ma è fondamentale ricordare che ogni decisione di investimento deve essere presa con cognizione di causa e in base alla propria propensione al rischio.

Una nozione base di economia e finanza correlata al tema principale dell’articolo è il concetto di diversificazione. Diversificare il proprio portafoglio di investimenti è una strategia fondamentale per ridurre il rischio complessivo. Investire in una varietà di asset, settori e geografie può aiutare a mitigare le perdite in caso di crolli di mercato.

Una nozione avanzata di economia e finanza applicabile al tema dell’articolo è il concetto di tasso di equilibrio. Questo è il tasso di interesse al quale l’economia può crescere a un ritmo sostenibile senza generare inflazione. La determinazione del tasso di equilibrio è complessa e dipende da molteplici fattori, tra cui la produttività, le aspettative di inflazione e i rischi geopolitici. La capacità delle banche centrali di individuare e mantenere questo tasso è cruciale per la stabilità economica a lungo termine.

Riflettendo su questi concetti, è evidente che il mondo della finanza è intrinsecamente legato a una serie di variabili complesse e interconnesse. La consapevolezza di queste dinamiche può aiutare gli investitori a navigare meglio le acque turbolente dei mercati finanziari.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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