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- Le operazioni di buyback nei primi sei mesi del 2024 hanno superato i 5 miliardi di euro.
- UniCredit ha deliberato buyback per 5,6 miliardi nel 2023, di cui 4,2 miliardi eseguiti nel 2024.
- Le grandi banche italiane come UniCredit, Intesa Sanpaolo e Mediobanca hanno visto una crescita dei loro titoli in Borsa rispettivamente del 29%, 28% e 23% da inizio anno.
Nei primi sei mesi del 2024, le operazioni di buyback azionario hanno raggiunto cifre impressionanti, superando i 5 miliardi di euro. Questo strumento, ampiamente utilizzato nei Paesi anglosassoni, è diventato una componente stabile anche nel panorama finanziario italiano. Dopo il boom registrato negli Stati Uniti nel 2022, lo scorso anno in Italia sono state decise operazioni di riacquisto di azioni proprie per oltre 12 miliardi di euro. Nei primi sei mesi del 2024, sono già stati eseguiti acquisti di titoli per un controvalore superiore ai 5-6 miliardi di euro.
Il caso delle grandi banche
La febbre dei buyback coinvolge società di ogni tipo, ma le grandi banche italiane sono tra i principali utilizzatori di questo strumento. UniCredit, ad esempio, ha deliberato piani di buyback per 5,6 miliardi nel 2023, di cui 4,2 miliardi eseguiti nel 2024, e 4,9 miliardi nel 2024, di cui 1,7 miliardi già realizzati. Intesa Sanpaolo ha deciso il riacquisto di 1,7 miliardi di azioni proprie nel 2023 e sta portando a termine il piano. Mediobanca ha deliberato buyback per circa 200 milioni nel 2023 e per 385 milioni nel 2024. Anche se non è possibile stabilire una relazione diretta quantificabile tra l’importo del buyback e l’andamento dei corsi azionari, queste tre banche sono cresciute del 29%, del 28% e del 23% rispettivamente da inizio anno.
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Industria e mid cap
Non sono solo le banche a utilizzare lo strumento del buyback. Anche società industriali come Stellantis, con 3 miliardi nel 2024, STM, con 366 milioni quest’anno, e Tenaris, con quasi un miliardo, sono molto attive. Società di medie dimensioni come Anima, con 40 milioni, e Tamburi (TIP) sono altrettanto coinvolte. I gruppi energetici, come Eni, hanno effettuato riacquisti azionari per 2,2 miliardi nel 2023 e per 1,6 miliardi quest’anno. Eni potrebbe decidere di aumentare la quota di buyback del 2024 di altri 500 milioni, se ci saranno risparmi sui costi.
Crescita del valore
I principali vantaggi per gli investitori derivano dall’esecuzione di un piano di riacquisto di azioni proprie. Le aziende che realizzano con regolarità piani di buyback sono molto apprezzate dal mercato perché questo è un modo per sostenere o far crescere il valore dei titoli in Borsa. Nella maggior parte dei casi, le azioni oggetto del riacquisto vengono annullate, riducendo la base utilizzata per distribuire gli utili societari, con la conseguente crescita degli utili per azione e quindi del prezzo del titolo.
Un fenomeno di lungo periodo
I buyback azionari in Italia sono praticati prevalentemente dalle banche e da società finanziarie, soprattutto in quest’epoca in cui l’aumento dei tassi di interesse ha fatto crescere i profitti bancari. Anche grandi società industriali e mid cap utilizzano con regolarità questo strumento. Ad esempio, Tamburi (TIP) realizza con regolarità piani di riacquisto azionario per il 2-3% del capitale ogni anno. Quella dei buyback non è dunque una moda passeggera, ma uno strumento importante nella cassetta degli attrezzi del consiglio di amministrazione delle imprese e continuerà a essere largamente impiegato anche in futuro. Tuttavia, difficilmente in Italia si potranno raggiungere i livelli del mercato USA, anche per la preferenza da parte di alcuni azionisti per il dividendo in contanti.
Bullet Executive Summary
In conclusione, i buyback azionari rappresentano un fenomeno di grande rilevanza nel panorama economico e finanziario moderno. Questo strumento permette alle aziende di remunerare gli azionisti con un notevole grado di libertà, modulando la remunerazione in base alle condizioni di mercato. È interessante notare come le grandi banche e le società industriali italiane abbiano adottato con entusiasmo questa pratica, contribuendo alla crescita del valore dei loro titoli in Borsa.
Una nozione base di economia correlata al tema è quella del dividendo, che rappresenta una parte degli utili di una società distribuita agli azionisti. In alternativa al dividendo, il buyback offre un modo flessibile per restituire capitale agli azionisti, spesso con effetti positivi sul prezzo delle azioni.
Una nozione avanzata di finanza applicabile al tema è il Weighted Average Cost of Capital (WACC), che rappresenta il costo medio ponderato del capitale di una società. Riducendo il numero di azioni in circolazione attraverso il buyback, le aziende possono influenzare il WACC, migliorando la loro efficienza finanziaria e potenzialmente aumentando il valore per gli azionisti.
Riflettendo su questi aspetti, emerge chiaramente come il buyback non sia solo una strategia finanziaria, ma anche un indicatore della salute e della fiducia delle aziende nei confronti del loro futuro.