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- Il reddito disponibile reale lordo delle famiglie italiane è calato di oltre sei punti rispetto al 2008.
- Il tasso di occupazione è aumentato dal 64,8% al 66,3% tra il 2022 e il 2023.
- Il numero di giovani Neet è sceso dal 19% al 16,1%, il livello più basso dal 2009.
Il reddito disponibile reale lordo delle famiglie italiane ha subito una significativa contrazione nel 2023, attestandosi oltre sei punti al di sotto dei livelli del 2008. Questo calo è principalmente attribuibile all’aumento dei prezzi, che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie. Secondo le tabelle Eurostat sul “Quadro di valutazione sociale”, mentre il reddito medio nell’Unione Europea è aumentato da 110,12 a 110,82 (con il 2008 come anno base pari a 100), l’Italia ha visto un calo da 94,15 a 93,74. Questo dato colloca l’Italia tra i peggiori paesi dell’UE in termini di reddito disponibile reale, superando solo la Grecia.
Miglioramenti nel Mercato del Lavoro
Nonostante il calo del reddito, l’Italia ha registrato alcuni miglioramenti sul fronte dell’occupazione e della disoccupazione. Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni è salito dal 64,8% del 2022 al 66,3% nel 2023, con una crescita di 1,5 punti percentuali. Tuttavia, l’Italia rimane ultima in classifica rispetto agli altri paesi dell’UE, dove l’aumento medio è stato di 0,7 punti, dal 74,6% al 75,3%. Anche la disoccupazione ha mostrato segnali di miglioramento, con un calo di 0,4 punti percentuali, passando dall’8,1% al 7,7%. Questa tendenza è stata ulteriormente rafforzata nel 2024, mentre la media dell’UE ha visto una riduzione di soli 0,1 punti, dal 6,2% al 6,1%.
Il numero di giovani fuori dal circuito educativo, formativo o lavorativo (Neet) è calato dal 19% al 16,1%, il livello più basso mai registrato dal 2009, anno in cui sono iniziate le serie storiche. In Europa, la media è scesa dall’11,7% all’11,2%. Anche la disoccupazione di lunga durata, che riguarda coloro che sono senza lavoro da almeno un anno, è diminuita dal 4,6% al 4,2% della forza lavoro, il dato più basso dal 2009, sebbene ancora superiore alla media UE del 2,1%.
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Rischio di Povertà e Istruzione
Il rischio di povertà tra le persone che lavorano è calato dal 11,5% del 2022 al 9,9% nel 2023, segnando il dato più basso dal 2010. Tuttavia, l’Italia rimane al di sopra della media UE, che si attesta all’8,3%. Nel 2017 e nel 2018, il rischio di povertà in Italia aveva toccato il 12,2%, mentre per tornare a un dato inferiore al 10% si deve risalire fino al 2010, con il 9,5%.
Per quanto riguarda l’istruzione, la quota di studenti che abbandonano prematuramente la scuola ha registrato un calo dall’11,5% al 10,5%, toccando il minimo storico dalla registrazione dei dati nel 2000, quando superava il 25%. Anche il tasso dei laureati è aumentato, passando dal 27,4% al 29,2% nel 2023 tra le persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni. Tuttavia, l’Italia rimane distante dalla media UE, che è salita dal 42,8% del 2022 al 43,9%.
Confronto Internazionale e Prospettive Future
Nel confronto internazionale, l’Italia ha fatto meglio solo della Grecia in termini di reddito disponibile reale lordo rispetto al 2008. Nel 2022, il reddito lordo disponibile della Grecia era al 72,1% rispetto a quello del 2008, mentre l’Italia si attestava al 93,74%. La Germania, invece, ha visto un aumento significativo, con il reddito disponibile reale lordo che ha raggiunto il 112,59% nel 2023 rispetto al 2008. La Francia ha superato i livelli del 2008 con un incremento significativo, raggiungendo il 108,75% nel 2022, mentre la Spagna registra un ritardo con il 95,85%.
Confesercenti ha stimato che, per superare il livello del 2008, l’Italia dovrà attendere almeno fino al 2028. L’inflazione ha avuto un impatto significativo, facendo perdere circa 2,2 punti di reddito lordo reale tra il 2021 e il 2023. Tuttavia, grazie ai rinnovi contrattuali del 2024, si prevede un recupero di 2,9 punti, che permetterà di superare, anche se di poco, i redditi del 2021.
Bullet Executive Summary
Il calo del reddito disponibile reale lordo delle famiglie italiane nel 2023, dovuto principalmente all’aumento dei prezzi, ha evidenziato un divario crescente con la media dell’Unione Europea. Nonostante alcuni miglioramenti nel mercato del lavoro e nell’istruzione, l’Italia rimane indietro rispetto agli altri paesi dell’UE. La prospettiva di un recupero significativo del reddito sembra lontana, con previsioni che indicano il 2028 come anno possibile per superare i livelli del 2008.
In economia, il concetto di potere d’acquisto è fondamentale per comprendere come l’inflazione possa erodere il valore reale del reddito. Quando i prezzi aumentano, il potere d’acquisto diminuisce, rendendo più difficile per le famiglie mantenere lo stesso livello di consumo. Questo fenomeno è particolarmente evidente in periodi di alta inflazione, come quello attuale.
Un concetto avanzato correlato è quello della redistribuzione del reddito. L’inflazione può avere effetti redistributivi significativi, colpendo più duramente le famiglie a basso reddito che spendono una quota maggiore del loro reddito in beni e servizi essenziali. Questo può portare a un aumento delle disuguaglianze economiche, rendendo ancora più urgente l’adozione di politiche economiche mirate a sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione.
Riflettendo su questi temi, emerge l’importanza di una gestione economica attenta e di politiche sociali inclusive, capaci di mitigare gli effetti negativi dell’inflazione e di promuovere una crescita economica sostenibile e equa.