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- Il governo punta a incassare almeno 1,5 miliardi di euro dalla vendita dell'ex Ilva.
- Manifestazioni di interesse da 15 pretendenti, tra cui grandi player internazionali come Metinvest, Vulcan Green Steel, Stelco e Nippon Steel.
- Investimenti previsti per 1,8 miliardi di euro, con un focus su ripristino degli impianti e sviluppo tecnologico.
- Il nuovo piano di cassa integrazione coinvolge 3500 dipendenti a Taranto e 450 provenienti da altri stabilimenti.
La mezzanotte del 20 settembre 2024 ha segnato la chiusura del termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse per l’acquisizione dell’ex Ilva, il colosso siderurgico italiano con cuore produttivo a Taranto. Il processo di privatizzazione, avviato dai commissari straordinari, ha attirato una quindicina di pretendenti, tra cui grandi player internazionali come Metinvest, Vulcan Green Steel, Stelco e Nippon Steel, oltre a gruppi italiani come Marcegaglia e Arvedi. Il governo punta a incassare almeno 1,5 miliardi di euro dalla vendita, con l’obiettivo di evitare lo “spezzatino” degli asset e preservare i posti di lavoro.
Le Manifestazioni di Interesse e i Pretendenti
Il bando, firmato dai commissari di Acciaierie d’Italia (AdI) e Ilva in amministrazione straordinaria, ha messo sul mercato l’intero gruppo. Tuttavia, diverse manifestazioni di interesse non sono focalizzate sull’acquisizione dell’ex Ilva nella sua interezza. Emma Marcegaglia, ad esempio, ha confermato l’interesse del suo gruppo solo per alcuni asset specifici, preferendo concentrarsi sugli stabilimenti del Nord Italia. Anche Arvedi potrebbe entrare in partita in una fase successiva, con un interesse mirato.
Tra i pretendenti esteri, gli ucraini di Metinvest, gli indiani di Vulcan Green Steel, i canadesi di Stelco e i giapponesi di Nippon Steel hanno visitato gli impianti e manifestato interesse per l’acquisizione del pacchetto completo. Il governo potrebbe preferire una cordata formata da un colosso estero e un gruppo italiano, con due obiettivi prioritari: la decarbonizzazione e il mantenimento dei posti di lavoro.
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Il Piano Industriale e le Sfide Future
Il piano industriale varato in estate prevede investimenti per 1,8 miliardi di euro, di cui un miliardo destinato al ripristino degli impianti e 680 milioni per lo sviluppo tecnologico. Tuttavia, l’iter di dismissione riguarda dieci società situate tra Ilva e Acciaierie d’Italia considerate in amministrazione straordinaria. Ilva mantiene la proprietà degli impianti, mentre la gestione delle Acciaierie è garantita attraverso un contratto di affitto valido fino al 2030.
Le manifestazioni di interesse ricevute ammontano a tredici, con dieci di queste indirizzate a specifiche sezioni dell’ex Ilva. Marcegaglia sarebbe interessata agli impianti del Nord, mentre Sideralba guarda al piccolo impianto di Racconigi e a Salerno. Altri gruppi interessati includono Eusider di Lecco, Amenduni Steel, i turchi di Mitmetal, gli svizzeri di Profilmec, il trader austriaco Charbones Holding e i cinesi di Zheshang Development.
Il Contesto Giudiziario e Occupazionale
I guai dell’ex Ilva risalgono al 2012, quando la magistratura pose sotto sequestro l’area a caldo per gravi infrazioni ambientali. La lunga inchiesta “Ambiente svenduto” ha portato a 26 condanne nel 2021, ma una settimana fa la sentenza è stata annullata, rendendo necessario rifare il processo. Questo ha aggravato la crisi del gruppo, con i lavoratori in cassa integrazione e la produzione ridotta a soli 3 milioni di tonnellate nel 2023.
Al momento, l’organico delle Acciaierie d’Italia conta poco meno di 10mila dipendenti, di cui 6700 operai. A Taranto sono impiegate 8mila persone, e il nuovo piano di cassa integrazione interessa 3500 dipendenti del sito tarantino e 450 provenienti dagli altri stabilimenti come Genova, Novi Ligure e Racconigi.
Bullet Executive Summary
La privatizzazione dell’ex Ilva rappresenta un momento cruciale per l’industria siderurgica italiana e per l’economia nazionale. Con una quindicina di manifestazioni di interesse, il governo punta a incassare almeno 1,5 miliardi di euro e a preservare i posti di lavoro. La sfida principale sarà evitare lo “spezzatino” degli asset e garantire la decarbonizzazione degli impianti.
Nozione base di economia e finanza: La privatizzazione è un processo attraverso il quale un’impresa pubblica viene venduta a investitori privati. Questo può portare a una maggiore efficienza operativa e a un miglioramento delle performance finanziarie, ma comporta anche rischi come la perdita di controllo pubblico e la possibile riduzione dei posti di lavoro.
Nozione avanzata di economia e finanza: La decarbonizzazione è un processo fondamentale per ridurre le emissioni di carbonio e combattere il cambiamento climatico. Per le industrie pesanti come quella siderurgica, questo implica l’adozione di tecnologie innovative e investimenti significativi in ricerca e sviluppo. La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio può comportare costi iniziali elevati, ma offre anche opportunità per migliorare la competitività a lungo termine.
In conclusione, la privatizzazione dell’ex Ilva non è solo una questione economica, ma anche un’opportunità per ripensare il futuro dell’industria siderurgica italiana in un contesto globale sempre più orientato alla sostenibilità.