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Banche italiane: il vero costo nascosto dei profitti da record

Scopri come i profitti straordinari delle banche stanno influenzando il costo del credito per le PMI e cosa significherebbe una tassa sugli extraprofitti.
  • Le banche e le società energetiche hanno totalizzato circa 60 miliardi di euro in extraprofitti negli ultimi due anni, di cui 27 miliardi solo nel 2023.
  • Una piccola azienda di Mirandola ha affrontato un tasso di interesse annuo del 9% per un prestito di 60 mila euro, che sarebbe salito al 14% senza la garanzia pubblica.
  • Le garanzie pubbliche attive ammontano a 300 miliardi di euro su uno stock di credito alle imprese di 600 miliardi, evidenziando una forte dipendenza dalla garanzia statale.
  • I costi di gestione del risparmio in Italia sono tra i più alti al mondo, con commissioni per i fondi azionari domestici che superano il 2%.

Negli ultimi anni, il settore bancario italiano ha registrato profitti straordinari, sollevando dibattiti accesi sulla possibilità di tassare questi “extraprofitti” per contribuire al bilancio pubblico. Le banche, insieme alle società energetiche, hanno totalizzato circa 60 miliardi di euro in extraprofitti negli ultimi due anni, di cui 27 miliardi solo nel 2023. Tuttavia, l’idea di introdurre una tassa straordinaria su questi guadagni ha suscitato controversie. Da un lato, alcuni vedono questa misura come un atto di giustizia economica; dall’altro, c’è chi sostiene che una tassa di questo tipo potrebbe radicare ulteriormente comportamenti abusivi nel mercato.

Il costo del credito: un esempio concreto

Per comprendere meglio la situazione, è utile esaminare un caso concreto. Una piccola azienda del settore termoidraulico di Mirandola, in provincia di Modena, ha richiesto un prestito di 60 mila euro, rimborsabile in sei mesi. La banca ha offerto un tasso Euribor a tre mesi (al 3,46% in quel momento), più il 3,5%, più un ulteriore 2% di “commissione disponibilità fondi”. In totale, la banca avrebbe percepito quasi il 9% annuo per finanziare un’azienda sana in un territorio prospero.

Se l’azienda non avesse richiesto la copertura del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, il costo del prestito sarebbe salito al 14% annuo. Questo esempio evidenzia come, senza la garanzia pubblica, il credito alle piccole e medie imprese diventi quasi inesistente o comunque insostenibile.

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La dipendenza dalla garanzia pubblica

L’economia italiana sembra aver sviluppato una forte dipendenza dalla garanzia pubblica, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19. Attualmente, le garanzie pubbliche attive ammontano a 300 miliardi di euro su uno stock di credito alle imprese di 600 miliardi. Questo significa che metà del credito alle imprese è garantito dallo Stato. Tuttavia, nonostante queste garanzie, lo stock di prestiti alle imprese è ai minimi da vent’anni, con un calo di 80 miliardi di euro negli ultimi quattro anni.

Gli istituti bancari paiono meno interessati a collaborare con la miriade di imprese presenti sul territorio, concentrandosi piuttosto su mutui immobiliari e finanziamenti ai consumi. Questo comportamento solleva dubbi sulla sostenibilità del sistema produttivo italiano e sulla capacità delle banche di finanziare l’innovazione e la crescita delle imprese.

Segni di collusione e costi di gestione

Un altro aspetto preoccupante è la possibile collusione tra istituti finanziari. Le banche italiane sembrano trasferire solo una piccola parte degli aumenti dei tassi della Banca Centrale Europea ai depositi dei clienti. Ad esempio, il rendimento medio annuo dei depositi ordinari in conto corrente delle famiglie è dello 0,39%, mentre le riserve delle banche presso la BCE rendono il 4%.

Inoltre, i costi di gestione del risparmio investito in Italia sono tra i più alti al mondo. Le commissioni per i fondi azionari domestici superano il 2%, mentre per i fondi obbligazionari si attestano all’1,17%. Questo significa che i risparmiatori italiani pagano molto di più rispetto ai loro omologhi in altri Paesi, anche in quelli con sistemi bancari meno sviluppati.

Conclusioni: la necessità di trasparenza e concorrenza

Tassare gli extraprofitti delle banche potrebbe sembrare una soluzione giusta, ma rischia di cristallizzare gli extracosti a carico dei clienti. Lo Stato finirebbe per approfittare degli abusi di mercato, mentre le banche avrebbero un ulteriore incentivo a mantenere condizioni sfavorevoli per imprese e famiglie. La vera soluzione risiede in un clima di trasparenza, concorrenza e cultura economico-finanziaria, con l’aiuto decisivo del governo e delle autorità di regolazione.

Nozione base di economia e finanza: Il tasso di interesse è il costo del denaro preso in prestito. Quando una banca concede un prestito, applica un tasso di interesse che rappresenta il costo del rischio e del capitale. In un mercato competitivo, i tassi di interesse dovrebbero riflettere il rischio del prestito e i costi operativi della banca.

Nozione avanzata di economia e finanza: La collusione tra istituti finanziari può portare a un comportamento anti-concorrenziale, dove le banche fissano i prezzi in modo da massimizzare i propri profitti a scapito dei consumatori. Questo fenomeno può essere mitigato attraverso una regolamentazione efficace e la promozione della concorrenza nel settore bancario.

In conclusione, è fondamentale promuovere una maggiore trasparenza e concorrenza nel settore bancario italiano. Solo così sarà possibile garantire condizioni più eque per imprese e famiglie, incentivando al contempo l’innovazione e la crescita economica.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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