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- Il concordato preventivo biennale richiede una regolarità dichiarativa totale sia per il biennio concordatario che per il periodo d'imposta precedente.
- Decadenza dal concordato se le passività dichiarate superano il 30% dei ricavi dichiarati.
- Il calcolo del reddito da concordato prevede una maggiorazione del 15% per i forfettari, ridotta a 12% e 4% per le start-up.
- Il 90% dei commercialisti ritiene questo strumento non appetibile per le imprese, sollevando dubbi sulla sua efficacia.
Il concordato preventivo biennale, introdotto dall’articolo 22 del decreto legislativo n. 13/2024, rappresenta un’opportunità e al contempo una sfida significativa per i professionisti del settore fiscale. Questo strumento, pensato per offrire una via d’uscita alle imprese in difficoltà, comporta una serie di complessità che richiedono una valutazione attenta e precisa da parte dei commercialisti.
Il concordato preventivo biennale si basa su un meccanismo di determinazione degli acconti e richiede una regolarità dichiarativa totale, non solo per il biennio “concordatario” ma anche per il periodo d’imposta precedente l’adesione. Questo implica che eventuali errori o omissioni possono portare alla decadenza dal concordato, con conseguenze significative sia per i clienti che per i professionisti coinvolti.
Le cause di decadenza dal concordato
L’articolo 22 del decreto legislativo n. 13/2024 disciplina le cause di decadenza dal concordato, che possono avere un impatto rilevante sulla dichiarazione base dell’accordo e su quella precedente. Al comma 1, le lettere a), b) e c) stabiliscono un forte legame tra l’adesione al patto e la regolarità totale dichiarativa.
La lettera a) prevede che il concordato cessi di produrre effetto per entrambi i periodi di imposta se, in caso di accertamento, risulta l’esistenza di attività non dichiarate o l’inesistenza o l’indeducibilità di passività dichiarate, per un importo superiore al 30% dei ricavi dichiarati. Questa regolarità deve essere riscontrata non solo nel biennio “concordatario” ma anche nel periodo d’imposta precedente l’adesione. Questo vincola i professionisti a una riflessione approfondita sul rilascio di un parere positivo per l’utilizzo del concordato ai clienti.
La lettera b) sancisce l’immodificabilità delle dichiarazioni una volta scelto l’utilizzo del meccanismo. Si decade se, a seguito di modifica o integrazione della dichiarazione dei redditi, i dati e le informazioni determinano una quantificazione diversa dei redditi o del valore della produzione netta rispetto all’accettazione della proposta di concordato.
La lettera c) stabilisce l’impossibilità, in fase di adesione al concordato, di commettere errori. Il patto cessa se vengono indicati, nella dichiarazione dei redditi, dati non corrispondenti a quelli comunicati nella definizione della proposta.
Il calcolo del reddito da concordato
Il calcolo del reddito da concordato è un processo complesso che richiede una precisione estrema. Il reddito da comunicare al fisco in fase di compilazione del modello CPB (concordato preventivo biennale) deve essere depurato di componenti specifiche, come stabilito dagli articoli 15 e 16 del decreto legislativo 13/2024. Errori in questo calcolo possono far scattare la decadenza dal patto.
Il reddito d’impresa “da concordato” è determinato senza considerare plusvalenze realizzate, sopravvenienze attive e passive, e altre componenti specifiche. Il decreto correttivo in fase di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale prevede ulteriori dettagli sulla depurazione delle perdite su crediti e utili derivanti da partecipazioni in società di capitali “trasparenti”.
La nuova metodologia di determinazione degli acconti prevede una maggiorazione pari al 15% (per i forfettari 12% e 4% se start-up) della differenza positiva tra il reddito concordato e quello dichiarato per il periodo precedente, rettificato secondo gli articoli 15 e 16 del decreto legislativo 13/2024. Per l’Irap, la maggiorazione è pari al 3% della differenza positiva tra il valore della produzione netta concordato e quello dichiarato per il periodo precedente.
Le implicazioni politiche e fiscali
La rilevazione del Sole 24 Ore evidenzia come il 90% dei commercialisti ritenga lo strumento del concordato preventivo fiscale non appetibile per le imprese. Questo strumento, che doveva essere il fiore all’occhiello della riforma fiscale del Governo Meloni, è ora visto come una potenziale debacle.
Il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S e coordinatore del Comitato pentastellato su economia, lavoro e imprese, ha comunicato che il percorso normativo intrapreso dal Ministero dell’Economia sul concordato fiscale è schizofrenico. Doveva segnare l’addio agli ISA (indici sintetici di affidabilità), ma li ha rafforzati prevedendo un contraddittorio semplificato e coinvolgendo le partite IVA inaffidabili secondo gli ISA.
Questa situazione solleva interrogativi su come il Governo reperirà i 15 miliardi necessari per coprire gli sgravi fiscali e garantire all’UE i tagli o le nuove tasse per 12-13 miliardi l’anno, conseguenza del nuovo Patto di stabilità.
Bullet Executive Summary
Il concordato preventivo biennale rappresenta una sfida complessa per i professionisti del settore fiscale, richiedendo una precisione estrema nella determinazione del reddito e degli acconti. Le cause di decadenza dal concordato, come stabilito dall’articolo 22 del decreto legislativo n. 13/2024, impongono una regolarità dichiarativa totale, non solo per il biennio “concordatario” ma anche per il periodo d’imposta precedente l’adesione. La rilevazione del Sole 24 Ore evidenzia come il 90% dei commercialisti ritenga lo strumento non appetibile per le imprese, sollevando interrogativi sulle implicazioni politiche e fiscali della riforma.
In conclusione, il concordato preventivo biennale offre un’opportunità significativa ma comporta anche rischi rilevanti per i professionisti e le imprese. La nozione base di economia e finanza correlata al tema principale dell’articolo è la regolarità dichiarativa, che implica la necessità di una precisione estrema nella dichiarazione dei redditi e nella determinazione degli acconti. Una nozione avanzata correlata è il ravvedimento operoso, che offre la possibilità di regolarizzare eventuali errori o omissioni, evitando la decadenza dal concordato. Riflettendo su queste nozioni, i lettori possono comprendere meglio le sfide e le opportunità offerte dal concordato preventivo biennale, stimolando una riflessione personale sul tema.