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Scopri Perché I Negozi Di Vicinato Stanno Scomparendo: Dati Allarmanti Del 2024

Un'indagine rivela che in Piemonte 786 negozi hanno chiuso negli ultimi tre mesi. Le aperture di nuovi negozi sono drasticamente calate. La crescita dell'e-commerce sta stravolgendo il commercio locale.
  • In Piemonte, negli ultimi tre mesi, 786 negozi di vicinato hanno chiuso, un incremento di 80 unità rispetto all'anno precedente.
  • Le chiusure totali registrate tra gennaio e marzo 2024 sono state 1.380, mentre le aperture di nuove attività sono state solo 594.
  • La crescita degli acquisti online è prevista in aumento del 13% nel 2024, con consegne che dovrebbero raggiungere 734 milioni a livello nazionale.

Negli ultimi tre mesi, il Piemonte ha assistito alla scomparsa di 786 negozi di vicinato, un numero che rappresenta un incremento di circa 80 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo dato allarmante è stato comunicato da Confesercenti, che ha sottolineato come il fenomeno sia strettamente legato alla crescita degli acquisti online, prevista in aumento del 13% nel 2024. Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Piemonte, ha evidenziato come lo scambio tra vetrine fisiche e pacchi consegnati non sia equo per le economie locali, con una migrazione degli acquisti verso piattaforme internazionali di e-commerce che ha portato a un crollo del gettito fiscale dei negozi.

Le cifre parlano chiaro: alle 1.380 chiusure registrate tra gennaio e marzo 2024, corrispondono solo 594 aperture di nuove attività. Negli ultimi dieci anni, il numero di negozi di vicinato è calato del 15%, una percentuale che raddoppia per settori specifici come le edicole e l’abbigliamento. Parallelamente, le consegne di acquisti online sono cresciute esponenzialmente, passando da 75 milioni nel 2013 a una previsione di 734 milioni per quest’anno a livello nazionale.

Impatto economico e fiscale

Il fenomeno della chiusura dei negozi di vicinato ha un impatto significativo anche sul fisco. La perdita cumulata di entrate fiscali è stimata in circa 5,2 miliardi di euro, con una distribuzione che vede il 17,4% (910 milioni) di Imu, il 12,6% (660 milioni) di Tari, il 42,7% (2,24 miliardi) di Irpef, 223 milioni (il 4,3%) di addizionali regionali e comunali Irpef, 700 milioni di Irap (il 13,4%) e 510 milioni di altri tributi comunali (9,7%).

Secondo Banchieri, questi dati giustificano gli allarmi lanciati, soprattutto considerando che la condizione del commercio in Piemonte è peggiore della media italiana. Negli ultimi dieci anni, le aperture di nuovi negozi nella regione sono calate del 70%, contro un dato nazionale del 54%. Se non verranno adottati interventi urgenti, si prevede che entro il 2030 le aperture in Piemonte potrebbero ridursi a meno di 1.000 unità.

Il caso della Campania

La situazione non è diversa in altre regioni italiane. In Campania, ad esempio, si stima che quest’anno verranno consegnati 132 pacchi al secondo, un boom che ha portato alla chiusura di 13 negozi ogni giorno nei primi tre mesi dell’anno. Questo scenario distopico è stato descritto da Confesercenti, che ha calcolato che nel primo trimestre del 2024 sono scomparse quasi 10.000 imprese del commercio al dettaglio, con una media di oltre quattro negozi in meno ogni ora.

Le chiusure in Campania hanno portato a una perdita rilevante di imprese, con un saldo negativo di -1.225 attività commerciali nel trimestre, seguite da Lombardia (-1.154) e Lazio (-1.063). Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio delle comunità è calato del 14,3% rispetto al 2012, con una media di 12 imprese ogni mille abitanti.

Proposte e soluzioni

Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti, ha sottolineato l’importanza delle imprese sul territorio, che svolgono un ruolo cruciale nell’economia e nel tessuto sociale, creando ricchezza e occupazione, permettendo ai cittadini di accedere ai servizi e contribuendo alle finanze locali attraverso il pagamento di tasse e imposte. De Luise ha ribadito la necessità di sviluppare una nuova politica europea con strumenti di sostegno alle imprese reali, per contrastare l’inaccettabile trattamento di favore riservato alle grandi piattaforme del web e garantire pari condizioni fiscali e il rispetto delle norme a tutela della concorrenza.

Bullet Executive Summary

La chiusura dei negozi di vicinato è un fenomeno in crescita che ha un impatto significativo sull’economia locale e nazionale. La migrazione degli acquisti verso le piattaforme di e-commerce ha portato a una perdita di entrate fiscali e a una desertificazione del tessuto commerciale. È necessario sviluppare politiche di sostegno alle imprese locali per garantire un’economia più equa e sostenibile.

Una nozione base di economia e finanza correlata al tema è il concetto di economia di scala, che si riferisce ai vantaggi di costo che le imprese ottengono grazie all’aumento della produzione. Le grandi piattaforme di e-commerce beneficiano di economie di scala, che permettono loro di offrire prezzi più bassi rispetto ai negozi di vicinato.

Una nozione avanzata applicabile al tema è il principio di sussidiarietà, che suggerisce che le decisioni economiche e politiche dovrebbero essere prese il più vicino possibile ai cittadini. Applicare questo principio potrebbe significare adottare politiche che favoriscano le imprese locali e il commercio di vicinato, contrastando la centralizzazione del potere economico nelle mani delle grandi piattaforme internazionali.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano.(scopri di più)

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