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Cina: riduzione storica delle centrali a carbone e boom del nucleare

La Cina ha ridotto del 79,5% i permessi per centrali a carbone e approvato undici nuovi reattori nucleari nei primi sei mesi del 2024. Ecco cosa significa per il futuro energetico del paese.
  • Riduzione del 79,5% nei permessi per nuove centrali a carbone nei primi sei mesi del 2024.
  • Approvati undici nuovi reattori nucleari nel 2024, rispetto ai dieci del 2023.
  • La capacità di produzione di fotovoltaico ed eolico ha raggiunto il 38,41% del totale, superando quella delle centrali a combustibili fossili.

Nei primi sei mesi del 2024, la Cina ha registrato un crollo del 79,5% nel rilascio di permessi per la costruzione di nuove centrali elettriche a carbone. Questo rappresenta una significativa inversione di tendenza rispetto agli ultimi due anni, caratterizzati da una crescita ininterrotta e numeri record. Secondo uno studio di Greenpeace East Asia, tra gennaio e giugno 2024, i permessi rilasciati riguardano solo 10,34 gigawatt di nuova potenza, una cifra drasticamente inferiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il fenomeno non è isolato: anche il Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA) e il Global Energy Monitor hanno riportato una riduzione dell’83% nella nuova potenza installata rispetto ai primi sei mesi del 2023. Questo rallentamento coincide con un sorpasso delle energie rinnovabili sul carbone. La capacità di produzione complessiva di fotovoltaico ed eolico ha raggiunto il 38,41% del totale, superando il 38,08% delle centrali alimentate da combustibili fossili.

Il governo di Pechino sembra orientarsi sempre più verso le rinnovabili, non solo per motivi ambientali ma anche economici. I costi delle rinnovabili sono in calo grazie a tecnologie sempre più efficienti, mentre i costi del carbone continuano a salire. La decisione di accelerare su eolico e fotovoltaico permette di dirottare i fondi risparmiati verso il potenziamento della rete elettrica e delle batterie.

La Spinta della Cina sul Nucleare

Parallelamente alla riduzione delle centrali a carbone, la Cina sta accelerando sul fronte del nucleare. Il Consiglio di Stato cinese ha recentemente approvato la costruzione di undici nuovi reattori nucleari. Questo rappresenta un aumento significativo rispetto agli anni precedenti: nel 2019 e 2020 erano stati approvati solo quattro reattori all’anno, cinque nel 2021, dieci nel 2022 e undici nel 2023.

La Cina ha attualmente 56 reattori operativi con una potenza complessiva di 54,2 gigawatt. Nel 2023, questi reattori hanno prodotto 435 terawattora, coprendo il 4,6% della domanda elettrica del paese. La costruzione di nuovi reattori è vista come una necessità per soddisfare la crescente domanda elettrica, che negli ultimi otto anni è aumentata di 460 terawattora all’anno, l’equivalente della produzione elettrica della Germania nel 2023.

Dei nuovi reattori approvati, dieci saranno ad acqua pressurizzata di terza generazione, sviluppati in Cina con esperienze di progettazione francese e americana. L’undicesimo reattore sarà di quarta generazione, raffreddato a gas, e produrrà calore a elevata temperatura per usi industriali o generazione elettrica. L’investimento complessivo per questi reattori è di 28 miliardi di euro, con un costo di costruzione di 2.400 euro per kilowatt installato e tempi di costruzione di 56-60 mesi.

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Implicazioni Economiche e Ambientali

La riduzione delle autorizzazioni per nuove centrali a carbone e l’accelerazione sul nucleare rappresentano un passo avanti significativo per la decarbonizzazione dell’economia globale. Tuttavia, la transizione non è priva di sfide. Sostituire la produzione continua e affidabile del carbone con fonti intermittenti come il solare e l’eolico è complicato, anche in Cina. Il nucleare, con le sue caratteristiche operative simili al carbone ma senza emissioni di gas serra, offre una soluzione complementare.

In Europa, la situazione è diversa. La scelta di sostenere lo sviluppo delle rinnovabili, esentandole dall’applicazione della disciplina sugli aiuti di Stato e attraendo quasi la totalità degli investimenti, ha portato a trascurare il nucleare. Dei 105 reattori entrati in servizio dal 2000 a oggi, solo due sono in Europa, con tempi e costi di costruzione superiori alla media mondiale. Recentemente, la Repubblica Ceca ha scelto un’azienda sudcoreana per la costruzione di due nuovi reattori, offrendo un costo di 6.000 euro per kilowatt, lontano dai prezzi cinesi.

Bullet Executive Summary

La Cina sta compiendo passi significativi verso la decarbonizzazione, riducendo drasticamente le autorizzazioni per nuove centrali a carbone e accelerando sul nucleare. Nei primi sei mesi del 2024, i permessi per centrali a carbone sono crollati del 79,5%, mentre il governo ha approvato la costruzione di undici nuovi reattori nucleari. Questa transizione è guidata non solo da motivi ambientali ma anche economici, con i costi delle rinnovabili in calo e quelli del carbone in aumento.

In economia, il concetto di costo-opportunità è cruciale per comprendere le scelte della Cina. Investire nelle rinnovabili e nel nucleare comporta un costo-opportunità, ovvero il costo delle alternative non scelte, in questo caso il carbone. A livello avanzato, il tasso di sconto è un altro concetto rilevante. Questo tasso riflette il valore attuale dei benefici futuri derivanti dagli investimenti in energie pulite, influenzando le decisioni di investimento a lungo termine.

In conclusione, la transizione energetica della Cina offre spunti di riflessione importanti. La combinazione di rinnovabili e nucleare rappresenta una strategia pragmatica e lungimirante per affrontare le sfide della decarbonizzazione. È un esempio di come le decisioni economiche e ambientali possano andare di pari passo, offrendo un modello da seguire per altre nazioni.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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