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- Leonardo supera i 47 euro per azione nel 2025, ai massimi da vent'anni.
- Il piano Readiness 2030 offre opportunità straordinarie al comparto europeo.
- Attenzione: divergenze politiche in UE frenano la piena realizzazione del piano.
Il contesto geopolitico e il piano readiness 2030
Il panorama internazionale, costellato da tensioni e conflitti in escalation, ha indotto l’Unione Europea a una profonda revisione delle proprie strategie di sicurezza e difesa. In questo scenario, il piano Readiness 2030, un programma ambizioso che prevede investimenti massicci in ricerca, sviluppo e innovazione nel comparto della difesa, si configura come un’opportunità cruciale per le imprese europee. In particolare, i riflettori sono puntati sui due colossi italiani: Leonardo, leader nel settore aerospaziale, e Fincantieri, punta di diamante nella cantieristica navale. Tuttavia, dietro le rosee previsioni di crescita si celano insidie e rischi che meritano un’analisi attenta e ponderata.
La Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, ha più volte ribadito il potenziale trasformativo di questo piano per l’industria italiana. Leonardo e Fincantieri, grazie alla loro solida reputazione e alle competenze specialistiche, si trovano in una posizione di vantaggio per capitalizzare i nuovi contratti e gli ingenti investimenti in arrivo. Un esempio tangibile di questa dinamica è la joint venture tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall, un’alleanza strategica che promette di attrarre capitali esteri e consolidare il know-how nel settore.
I mercati finanziari sembrano confermare questo trend positivo. Secondo diverse fonti, i titoli delle principali società europee del settore difesa hanno registrato una crescita significativa dall’inizio del 2025. Leonardo, in particolare, ha superato la soglia dei 47 euro per azione, raggiungendo i massimi degli ultimi due decenni. Anche Fincantieri ha beneficiato di questo clima favorevole, con una notevole apprezzamento del valore azionario, innescato dalle discussioni sul progetto ReArm in sede Ue. Questa dinamica riflette la crescente fiducia degli investitori nelle prospettive del settore, alimentata dalle ambizioni europee di rafforzare la propria autonomia strategica.
Tuttavia, è essenziale contestualizzare questi dati. La crescita dei titoli del settore difesa è strettamente correlata alle tensioni geopolitiche globali. In un contesto di incertezza e instabilità, gli investimenti nel settore della difesa sono percepiti come più sicuri e redditizi. Questo fenomeno solleva interrogativi sulla sostenibilità di questa crescita nel lungo periodo. Se le tensioni geopolitiche dovessero attenuarsi, è plausibile che l’interesse degli investitori si sposti verso altri settori, con conseguenze negative per i titoli del settore difesa.
Alternative di investimento nel settore difesa
Nonostante il focus su Leonardo e Fincantieri, il panorama europeo della difesa offre un ventaglio di alternative di investimento altrettanto interessanti. Rheinmetall, BAE Systems e Thales sono solo alcuni dei nomi che spiccano per performance e posizionamento strategico. Queste aziende, attive in diversi segmenti del settore, rappresentano un’opportunità per diversificare il portafoglio e ridurre il rischio specifico legato a singole società. Un’analisi di Marketscreener evidenzia come Rheinmetall, Thales, BAE e Leonardo stiano registrando ottime performance sui mercati azionari, confermando l’interesse degli investitori per l’intero comparto.
È importante sottolineare che le dimensioni non sono l’unico fattore determinante per il successo. Anche le piccole e medie imprese (PMI) italiane, come Ala, TPS ed Edgelab, possono offrire opportunità di investimento interessanti. Queste aziende, spesso specializzate in nicchie di mercato specifiche, possono beneficiare indirettamente della crescita complessiva del settore, grazie alla loro capacità di innovazione e alla flessibilità operativa. Un report di Mediobanca, ad esempio, evidenzia come, a livello di fatturato, dopo BAE Systems e Airbus, si posizionino Leonardo, Thales, Rheinmetall e, successivamente, Fincantieri, a dimostrazione della complessità e della diversificazione del settore.
La scelta di investire in una o nell’altra azienda dipende da diversi fattori, tra cui la propensione al rischio, gli obiettivi di rendimento e l’orizzonte temporale dell’investitore. Un approccio prudente prevede la diversificazione del portafoglio, investendo in diverse aziende del settore, sia grandi che piccole, per ridurre il rischio specifico e massimizzare le opportunità di rendimento.

Rischi e sfide del settore
Le prospettive di crescita del settore difesa sono innegabili, ma è fondamentale non sottovalutare i rischi e le sfide che lo caratterizzano. Diverse analisi evidenziano il rischio di una bolla speculativa, alimentata dall’euforia del momento e dalle tensioni geopolitiche. In altre parole, l’aumento dei prezzi dei titoli del settore potrebbe non essere giustificato dai fondamentali economici delle aziende, ma solo dall’aspettativa di ulteriori aumenti, creando una situazione instabile e potenzialmente pericolosa.
Un altro fattore di rischio da considerare è la complessità dei contratti a lungo termine, tipici del settore della difesa. Questi contratti, spesso caratterizzati da margini di profitto ridotti e da clausole penali stringenti, possono esporre le aziende a rischi significativi, soprattutto in caso di imprevisti o ritardi nella realizzazione dei progetti. Leonardo stessa, nel suo report sui rischi, sottolinea l’importanza di gestire attentamente le tensioni geopolitiche, la concorrenza internazionale, il time-to-market dei prodotti, la gestione delle competenze, i rischi di cyber security e la dipendenza dalla supply chain.
La dipendenza dalla supply chain rappresenta un’altra sfida cruciale per il settore. Le aziende della difesa, spesso dipendenti da fornitori esterni per componenti e tecnologie chiave, possono essere vulnerabili a interruzioni nella catena di approvvigionamento, causate da eventi geopolitici, crisi economiche o catastrofi naturali. Questa vulnerabilità può compromettere la capacità delle aziende di rispettare i contratti e di mantenere la competitività.
Inoltre, le divergenze politiche all’interno dell’Unione Europea, come quelle espresse da Matteo Salvini riguardo al finanziamento del piano di difesa tramite debito comune, potrebbero rappresentare un freno alla sua piena realizzazione. La mancanza di un consenso politico forte sulla necessità di investire nella difesa potrebbe ritardare o addirittura compromettere l’attuazione del piano, con conseguenze negative per le aziende del settore.
Valutazioni finali e prospettive future
Il piano di difesa dell’UE rappresenta una straordinaria opportunità per Leonardo e Fincantieri, e per l’intero comparto europeo. Ma, è fondamentale approcciare questa prospettiva con analisi e prudenza, valutando attentamente i rischi e le alternative di investimento. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale del settore, senza farsi illudere.
Investire richiede consapevolezza. Il contesto economico e finanziario, può sembrare complesso, ma avere una solida base di conoscenze può fare la differenza. Un concetto fondamentale è la diversificazione: non mettere tutte le uova nello stesso paniere. Distribuire gli investimenti su diversi settori e asset class può ridurre il rischio complessivo del portafoglio.
Un concetto più avanzato è la comprensione dei cicli economici. L’economia attraversa fasi di espansione e contrazione, e i diversi settori reagiscono in modo diverso a queste fasi. Comprendere i cicli economici può aiutare a identificare le opportunità di investimento e a gestire il rischio in modo più efficace.
In definitiva, l’articolo offre spunti di riflessione importanti. Investire nel settore della difesa richiede una profonda comprensione dei fattori geopolitici, economici e tecnologici che lo influenzano. Richiede una rigorosa valutazione dei rischi e delle opportunità, e una strategia di investimento ben definita. Ed è proprio in questi momenti che si valorizza, più che mai, l’analisi del mercato e l’esigenza di una visione, anche politica, del settore economico in cui si vuole investire.