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Miliardari italiani e la fuga all’estero: chi ne beneficia davvero?

Scopri come la ricchezza dei principali miliardari italiani sta migrando verso società quotate all'estero e quali sono le implicazioni economiche di questa tendenza.
  • Gli eredi di Leonardo Del Vecchio dominano con un patrimonio di 39,4 miliardi di euro grazie alla loro quota in EssilorLuxottica.
  • Miuccia Prada e Patrizio Bertelli seguono con 13,9 miliardi di euro, legati alla loro azienda di moda quotata a Hong Kong.
  • La ricchezza aggregata dei miliardari italiani è scesa del 6% su base annua nonostante la crescita del 9% del Ftse Mib.

La recente classifica stilata da MF-Milano Finanza ha messo in luce una tendenza significativa nel panorama economico e finanziario italiano: la ricchezza dei principali miliardari italiani è sempre più legata a società quotate all’estero. Questo fenomeno, che vede protagonisti nomi illustri come gli eredi Del Vecchio, Miuccia Prada e John Elkann, riflette una strategia di diversificazione e ottimizzazione fiscale che ha portato queste famiglie a spostare i propri interessi fuori dai confini nazionali.

Gli eredi di Leonardo Del Vecchio, con un patrimonio di 39,4 miliardi di euro, dominano la classifica grazie alla loro quota del 32,5% in EssilorLuxottica, una società francese. Seguono Miuccia Prada e Patrizio Bertelli con 13,9 miliardi di euro, legati alla loro azienda di alta moda quotata esclusivamente alla Borsa di Hong Kong. Al terzo posto, John Elkann, con 10,5 miliardi di euro, deve la sua fortuna alla holding Exor, quotata ad Amsterdam.

Il declino della ricchezza azionaria italiana

Nonostante una crescita del 9% del Ftse Mib, la ricchezza aggregata dei miliardari italiani è scesa del 6% su base annua. Questo calo è attribuibile a diversi delisting di peso, come quello della famiglia Moratti e di Della Valle, che hanno contribuito a ridurre il valore complessivo delle partecipazioni azionarie italiane. La ricchezza azionaria dei Paperoni italiani, esclusi i primi tre, è passata da 145 a 137 miliardi di euro.

Al quarto posto della classifica troviamo i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca con una partecipazione di controllo in Tenaris che vale 9,2 miliardi di euro, in calo dell’11,4%. Piero Ferrari, con oltre otto miliardi di euro, si piazza al quinto posto grazie alle performance in Borsa della Ferrari, l’azienda più capitalizzata di Piazza Affari.

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  • ❌ Questo continuo spostarsi all'estero dei miliardari danneggia l'economia italiana... ...
  • 🔍 È curioso notare come l'ottimizzazione fiscale diventi una questione di... ...

Le nuove posizioni e i movimenti significativi

I Benetton, con 5,6 miliardi di euro, sono saliti al sesto posto grazie alle partecipazioni rilevanti in società quotate come Generali, Mediobanca e Cellnex. Francesco Gaetano Caltagirone, con 5,4 miliardi di euro, ha visto crescere la sua ricchezza azionaria del 34%, posizionandosi al settimo posto. Chiudono la classifica dei primi dieci Luca Garavoglia di Campari (5,1 miliardi), Andrea Iervolino di Ilbe e Tatatu (4,3 miliardi) e Franco Stevanato dell’omonimo gruppo farmaceutico (4,1 miliardi).

Gli eredi Berlusconi, con 3,4 miliardi di euro, si trovano al tredicesimo posto, grazie alle partecipazioni in Mondadori, Mfe e Mediolanum. La ricchezza azionaria dello Stato italiano è aumentata dell’1,5%, passando da 63,3 a 64,4 miliardi di euro, nonostante le cessioni di quote di possesso in Mps ed Eni.

Bullet Executive Summary

In conclusione, la classifica dei miliardari italiani in Borsa evidenzia una tendenza crescente verso l’internazionalizzazione delle ricchezze. Questo fenomeno, sebbene possa sembrare una semplice strategia di ottimizzazione fiscale, riflette una più ampia ricerca di stabilità e opportunità di crescita in mercati più maturi e presidiati da investitori istituzionali di peso.

Una nozione base di economia e finanza correlata a questo tema è il concetto di diversificazione del portafoglio, che implica la distribuzione degli investimenti in vari asset per ridurre il rischio. In un contesto avanzato, possiamo parlare di arbitraggio fiscale, una pratica che consiste nello sfruttare le differenze nei regimi fiscali tra diverse giurisdizioni per minimizzare il carico fiscale complessivo.

Questi movimenti non solo influenzano il panorama economico nazionale, ma pongono anche interrogativi su come le politiche fiscali e regolamentari possano adattarsi per trattenere e attrarre capitali. La riflessione personale che ne deriva è un invito a considerare l’importanza di un ambiente economico stabile e competitivo, capace di sostenere la crescita e l’innovazione senza dover necessariamente guardare oltre confine.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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