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- La maxi deduzione per le assunzioni interesserà solo il 5,6% delle imprese italiane, con punte del 7,9% nelle costruzioni e dell'8% nella manifattura.
- L'Ires aumenterà di oltre il 10% nel 2024 a causa della cessazione dell'Ace, penalizzando tra il 25,3% e il 38% delle imprese.
- Il nuovo Decreto Coesione offre incentivi contributivi che ridurranno il carico fiscale per le assunzioni, ma solo per 4 mesi su 12.
L’anno 2024 si prospetta come un periodo di significativi cambiamenti per il panorama economico e fiscale italiano. Le recenti riforme introdotte dal governo Meloni, in particolare la maxi deduzione per le assunzioni, hanno suscitato un acceso dibattito tra economisti, politici e imprenditori. Secondo l’Istat, queste misure fiscali, sebbene presentate come un incentivo per l’occupazione, avranno un impatto limitato e, in alcuni casi, controproducente.
Effetti Limitati della Maxi Deduzione
La maxi deduzione per le assunzioni, introdotta con il Decreto legislativo n. 216/2023, è stata accolta con entusiasmo dal governo, che ha promosso lo slogan “più assumi e meno paghi”. Tuttavia, l’Istat ha evidenziato che solo il 5,6% delle imprese italiane beneficerà effettivamente di questa misura. Le quote più elevate di beneficiari si trovano nei settori delle costruzioni (7,9%) e della manifattura (8%). Il beneficio cresce in base alle dimensioni aziendali, ma resta comunque limitato.
L’Istat ha effettuato simulazioni sugli effetti delle misure fiscali, rivelando che l’Ires (Imposta sui redditi delle società) aumenterà di oltre il 10% nel 2024. Questo incremento è dovuto principalmente alla cessazione dell’Aiuto alla crescita economica (Ace), un incentivo alla capitalizzazione delle imprese. La fine dell’Ace svantaggerà tra il 25,3% e il 38% delle imprese, a seconda del settore considerato.
Critiche e Preoccupazioni
Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico, ha espresso forti critiche nei confronti della riforma fiscale del governo Meloni. Secondo Misiani, l’effetto complessivo delle scelte del governo sarà un aumento della pressione fiscale sulle imprese, con una maggiorazione del prelievo Ires di oltre il 10% nel 2024. Nel 2023, il gettito Ires ha superato i 52 miliardi di euro, e si prevede che aumenterà ulteriormente.
Misiani ha sottolineato che solo una piccola minoranza delle aziende, poco più del 5%, beneficerà della deduzione del costo del lavoro per incremento occupazionale, finanziata solo per il 2024. Ha definito questa misura come “l’ennesima misura-spot, di dubbia utilità e resa operativa in forte ritardo”. Inoltre, l’abolizione dell’Ace renderà il ricorso al capitale proprio più costoso rispetto al capitale di terzi, spingendo le imprese verso un maggiore indebitamento e una minore patrimonializzazione.
Nuovi Incentivi Contributivi
Parallelamente alla maxi deduzione, il governo ha introdotto nuovi incentivi contributivi con il Decreto Coesione (Decreto legge n. 60 del 7 maggio 2024, convertito in legge il 3 luglio scorso). Questi incentivi sono compatibili con il bonus fiscale previsto dalla riforma fiscale, offrendo un doppio beneficio per le nuove assunzioni. In pratica, le imprese potranno ridurre sia i contributi da versare all’Inps che le tasse da pagare al Fisco per un periodo limitato di 4 mesi su 12.
Tuttavia, nonostante questi incentivi, l’Istat ha ridimensionato l’entusiasmo del governo, evidenziando che il beneficio fiscale per l’assunzione di giovani nel 2024 sarà inferiore rispetto al 2023. Inoltre, l’assunzione di dipendenti nelle regioni del Mezzogiorno comporterà una riduzione del carico fiscale maggiore rispetto al 2023, ma solo per le imprese con meno di 10 dipendenti.
Bullet Executive Summary
In conclusione, le recenti riforme fiscali del governo Meloni hanno suscitato un ampio dibattito e preoccupazioni tra gli esperti del settore. Sebbene la maxi deduzione per le assunzioni e i nuovi incentivi contributivi siano stati presentati come misure per favorire l’occupazione e la crescita economica, l’analisi dell’Istat rivela un quadro più complesso e meno ottimistico. Solo una piccola percentuale di imprese beneficerà effettivamente di queste misure, mentre un numero significativo di aziende sarà svantaggiato dall’aumento dell’Ires e dalla fine dell’Ace.
Una nozione base di economia e finanza correlata al tema principale dell’articolo è il concetto di deducibilità fiscale, che rappresenta la possibilità per le imprese di sottrarre determinate spese dal reddito imponibile, riducendo così l’ammontare delle tasse da pagare. Questo strumento è spesso utilizzato dai governi per incentivare comportamenti economici desiderati, come l’assunzione di nuovi dipendenti.
Una nozione avanzata di economia e finanza applicabile al tema dell’articolo è il costo del capitale proprio (cost of equity), che rappresenta il rendimento richiesto dagli investitori per detenere azioni di una società. La riforma fiscale del governo Meloni, con l’abolizione dell’Ace, rende il capitale proprio più costoso rispetto al capitale di terzi, influenzando le scelte di finanziamento delle imprese e potenzialmente aumentando il loro livello di indebitamento.
In definitiva, queste riforme sollevano importanti questioni sulla sostenibilità e l’efficacia delle politiche fiscali nel promuovere una crescita economica equilibrata e inclusiva. È essenziale che i decisori politici considerino attentamente l’impatto a lungo termine delle loro scelte, bilanciando gli incentivi fiscali con la necessità di mantenere un sistema fiscale equo e sostenibile.
- Audizione del Presidente Enrico Giovannini sulla riforma fiscale e assistenziale
- Punto di vista del Partito Democratico sull'economia e finanza, approfondimento sulle posizioni di Antonio Misiani
- Approfondimento sulla riforma fiscale del governo Meloni sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze