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Quali sono le ripercussioni dei nuovi dazi UE sulle auto elettriche cinesi?

Scopri come le recenti consultazioni tra Cina e Unione Europea potrebbero innescare una guerra commerciale e quali effetti potrebbero avere sull'economia globale.
  • La UE ha introdotto dazi che variano dal 17,4% al 38,1% sui veicoli elettrici cinesi.
  • La produzione manifatturiera cinese è aumentata dal 3% al 25% negli ultimi trent'anni.
  • Le esportazioni di carne di maiale dalla Spagna alla Cina, con un valore di 1,2 miliardi di euro, sono a rischio di ritorsioni.

L’avvio delle consultazioni tra Cina e Unione Europea sull’indagine riguardante le auto elettriche rappresenta un momento cruciale nelle relazioni commerciali tra i due giganti economici. Bruxelles ha recentemente annunciato l’introduzione di dazi sui veicoli elettrici cinesi, giustificando la decisione con la necessità di contrastare la distorsione della concorrenza dovuta ai sussidi governativi cinesi. Pechino, dal canto suo, ha definito senza precedenti le informazioni richieste dall’Unione Europea per l’indagine anti-dumping, accusando Bruxelles di spingersi al limite dello spionaggio.

La tensione tra Pechino e Bruxelles è palpabile, con il rischio di una vera e propria guerra commerciale. Il portavoce del ministero del Commercio cinese ha accolto l’arrivo del ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, a Pechino con dichiarazioni forti, sottolineando che l’indagine europea potrebbe avere ripercussioni significative sulle esportazioni cinesi. Pechino ha già annunciato l’intenzione di ricorrere alla World Trade Organization (WTO) per impugnare i dazi imposti dall’Unione Europea, che variano dal 17,4% per il colosso delle e-car Byd, al 20% per Geely, fino al 38,1% per Saic.

I rischi della spirale industriale

L’introduzione dei dazi europei sulle auto elettriche cinesi e la conseguente risposta di Pechino evidenziano i rischi di una spirale industriale e commerciale che potrebbe avere effetti devastanti sull’economia globale. La giustificazione della decisione europea risiede nella distorsione della concorrenza causata dai sussidi governativi cinesi, ma questa mossa potrebbe innescare una serie di ritorsioni che colpirebbero duramente i ceti meno abbienti e le economie in via di sviluppo.

La globalizzazione ha ridotto significativamente la distanza tra le economie industriali e quelle in via di sviluppo. Negli ultimi trent’anni, la quota del PIL mondiale delle economie del G7 è passata dal 70% a poco più del 40%, mentre la produzione manifatturiera della Cina è aumentata dal 3% al 25%. Oggi, un terzo delle esportazioni mondiali proviene da paesi a reddito medio e basso, una quota che è raddoppiata negli ultimi trent’anni. La povertà assoluta è stata ridotta dal 40% al 10% della popolazione mondiale.

Tuttavia, questa convergenza tra le economie nazionali è stata accompagnata da una crescita delle disuguaglianze interne ai paesi avanzati, colpendo soprattutto la classe media, fondamentale per le democrazie moderne. La difesa dell’occupazione industriale risponde a esigenze di stabilità politica e ad altri obiettivi strategici, come il presidio delle tecnologie di frontiera, l’innovazione ambientale e la garanzia delle forniture in settori vitali come la difesa, l’alimentare, la salute e la cybersecurity.

Il messaggio di Pechino all’Europa

La visita del ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck a Pechino ha segnato un momento di alta tensione tra Cina e Unione Europea. Pechino ha minacciato di trasformare la situazione in una guerra commerciale, accusando Bruxelles di condurre un’indagine al limite dello spionaggio. Le autorità cinesi hanno sottolineato che le domande poste dalla Commissione Europea riguardavano non solo i sussidi statali, ma anche l’approvvigionamento di materiali per le batterie e lo sviluppo dei canali di vendita, andando oltre quanto richiesto per un’indagine di questo tipo.

La Cina ha annunciato l’intenzione di prendere misure per salvaguardare i diritti e gli interessi delle proprie imprese, proseguendo con l’indagine sul presunto dumping europeo sulla carne di maiale e sul brandy. La Spagna, che ha fornito il 22% della carne di maiale importata in Cina nel 2023, è particolarmente preoccupata per le possibili ritorsioni cinesi, con un valore delle esportazioni di 1,2 miliardi di euro.

L’importanza strategica dell’industria automobilistica in Europa, seconda solo a quella della Germania, rappresenta un ulteriore elemento di pressione per il ritiro delle misure europee contro i veicoli elettrici cinesi. I produttori di auto europei vedono il mercato drenato dalle auto elettriche cinesi a basso costo, che rappresentano l’8% del mercato e costano il 20% in meno rispetto ai veicoli prodotti in Europa.

Bullet Executive Summary

In conclusione, la situazione attuale tra Cina e Unione Europea rappresenta un esempio lampante di come le politiche industriali e commerciali possano innescare una spirale di ritorsioni con effetti devastanti sull’economia globale. La globalizzazione ha portato benefici significativi, riducendo la povertà e favorendo la convergenza economica, ma ha anche accentuato le disuguaglianze interne ai paesi avanzati. La difesa dell’occupazione industriale e degli interessi strategici è comprensibile, ma è fondamentale trovare un equilibrio per evitare una guerra commerciale che potrebbe colpire duramente i ceti meno abbienti e le economie in via di sviluppo.

Una nozione base di economia e finanza correlata a questo tema è il concetto di dumping, che si verifica quando un paese esporta un prodotto a un prezzo inferiore rispetto al suo costo di produzione, spesso grazie a sussidi governativi. Questo può distorcere la concorrenza e danneggiare i produttori locali nel paese importatore.

Una nozione avanzata correlata è la teoria dei giochi, che studia le decisioni strategiche in situazioni di interdipendenza. In questo contesto, le decisioni di Cina e Unione Europea possono essere analizzate come una serie di mosse e contromosse, dove ogni parte cerca di massimizzare i propri benefici, ma rischia di innescare una spirale di ritorsioni che può portare a un equilibrio subottimale per entrambe le parti.

Riflettiamo su come le politiche commerciali e industriali possano essere gestite in modo da promuovere una cooperazione internazionale più equilibrata e sostenibile, evitando conflitti che potrebbero avere conseguenze negative per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano.(scopri di più)

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